
Un recente, prezioso sondaggio condotto nel luglio 2020 dal Coordinamento Nazionale Formazione Artistica, musicale e coreutica (CNAFAM) ci ha rivelato molto della sfera emotiva dell’artista, svelandocene da un lato i dubbi e le paure, le delusioni e le frustrazioni, ma anche, dall’altro lato, le aspirazioni e i sogni, i desideri e le speranze.
I dubbi e le paure dell’artista
1. La paura del futuro
La prima e più corposa serie di dubbi e di paure dell’artista riguarda il proprio futuro.
L’incognita del lavoro; la paura di non riuscire a guadagnarsi da vivere; la paura dell’instabilità e della precarietà lavorativa; la paura di non veder riconosciuti i propri meriti e i propri sacrifici; la complessità di una normativa ostica e sempre mutevole: sono i principali timori dell’artista riguardo al proprio avvenire, spesso conditi con la frustrazione (quando non la vera e propria rabbia) per la mancanza di sensibilità e di interesse, nella società e nelle Istituzioni, verso l’arte, il bello, la cultura, il merito. Conseguenti sono la sensazione che la propria professionalità sia svalutata; che altri – meno capaci, meno competenti – possano prendere il proprio posto, lavorare, fare carriera; che poco o nulla possa essere fatto per cambiare il corso delle cose.
2. La carenza di autostima
Una seconda, altrettanto corposa, serie di dubbi riguarda più da vicino la psicologia dell’artista.
Qui la fanno da padroni la carenza di autostima, di fiducia in se stessi; la sensazione di non riuscire a superare i propri limiti o, peggio, di non avere abbastanza talento, tecnica, fantasia, creatività, metodo; il timore di non essere mai all’altezza e – di conseguenza – la paura delle aspettative e del giudizio degli altri (siano essi maestri, famiglia, amici, pubblico, critica): in una parola, la paura di non reggere il difficile confronto con il proprio contesto di riferimento.
L’insicurezza e la scarsa fiducia in se stessi, insieme alla mancanza di idee nuove e forti, di obiettivi chiari e tangibili, di un ambiente stimolante, minano la motivazione, l’entusiasmo e la passione, fanno venir meno determinazione e perseveranza, finendo col portare a uno stato perenne di stanchezza, frustrazione, delusione, insoddisfazione, spesso di vera e propria angoscia. L’artista ha la frequente sensazione di essere poco produttivo, di non ottenere risultati, di essersi avviluppato in una monotona e insensata routine, nonostante il grande impegno, le energie profuse e i sacrifici affrontati.
3. L’ansia da prestazione
Strettamente connessi con i dubbi di ordine psicologico sono quelli che possiamo più specificamente ascrivere alla cosiddetta psicologia della performance.
Dubbi e insicurezze su se stessi, sulla propria idea artistica, sul proprio metodo di studio, sul proprio ambiente, sul proprio futuro, si riverberano inevitabilmente sulla performance: nasce così l’ansia da prestazione, la paura del palcoscenico, il vuoto di memoria, il timore di non riuscire a tenere la massima concentrazione e quindi il totale controllo di sé in ogni momento (sia in fase di studio che in situazione), e di conseguenza di non essere naturali, disinvolti e convincenti di fronte al pubblico, alla giuria, alla critica in concerti, competizioni, spettacoli.
4. Un circolo vizioso
L’insieme di dubbi, paure e ansie che lo attanaglia trascina sovente l’artista in un vero e proprio circolo vizioso, in cui ogni aspetto negativo fortifica l’altro, fino a rendere cronica la sensazione di inadeguatezza, di impotenza, di incapacità a raggiungere i propri obiettivi, di realizzare i propri sogni, di realizzarsi pienamente come artista e come persona.
Ne consegue un senso di inutilità, di vuoto, talvolta di disperazione.
Una fiducia di fondo
Eppure, nonostante tali evidenti e diffuse difficoltà, solo una sparuta minoranza – potendo tornare indietro – getterebbe alle ortiche i propri sacrifici e i propri sogni: la maggioranza assoluta degli artisti rifarebbe le stesse scelte, modificando semmai quegli elementi (atteggiamenti, autostima, preparazione, conoscenze, competenze, tempi, percorsi, persone, docenti) che, col senno di poi, si sono rivelati di ostacolo a una piena realizzazione professionale e personale.
Emerge il bisogno di un aiuto
Una consapevolezza diffusa è infatti che l’artista possa riuscire a risolvere i pur numerosi e importanti problemi che lo attanagliano; ma che per farlo egli (specie se ancora nella fase di formazione) abbia bisogno di un valido aiuto. Di fronte alle domande “Chi o che cosa ti manca o ti è mancato nel tuo percorso professionale?” o “Di chi o di cosa senti di aver bisogno adesso?” la risposta più frequente rimanda a una guida, una figura di riferimento presente, costante, autorevole, competente, in grado di aiutare l’artista a superare le proprie paure; ad apprendere un metodo di studio efficace; ad acquisire stima e fiducia in se stesso; ad essere motivato e determinato; a raggiungere risultati di eccellenza nella propria arte; a essere vincente e convincente in audizioni, concorsi, concerti, performance, spettacoli.
Una figura di riferimento diversa da quella tradizionale
Proprio per le caratteristiche evidenziate, sembra tuttavia profilarsi abbastanza nettamente il sospetto che una tale figura di riferimento non possa essere rinvenuta né in un docente tradizionale né, tanto meno, all’interno di un’Istituzione tradizionale, e che, anzi, siano proprio questi ultimi la genesi del problema, la causa (o quantomeno la concausa) di gran parte dei dubbi, ansie, paure e frustrazioni che tormentano l’artista.
La figura di riferimento è infatti delineata in modo magari confuso, ma è senza dubbio sensibilmente diversa da quella di tradizione: piuttosto che un docente erto sul suo piedistallo, che dispensi semplicemente consigli tecnico-professionali, incurante delle implicazioni (specie psicologiche) che il suo metodo – sempre uguale – potrà determinare nell’artista in formazione, ciò che si cerca è una figura di riferimento a 360 gradi: un tutor, un mentor, un consigliere, uno psicologo, una guida empatica, completa, che creda nell’artista, che sappia guardare al di là del semplice percorso accademico, che abbia visione e che sappia condividerla con l’artista.
Tutte queste caratteristiche possono riassumersi in un’espressione oggi molto in voga: artist coach.
Una delle principali paure dell’artista è quella di incontrare docenti che, non avendo queste caratteristiche, possano pregiudicare irrimediabilmente il proprio progetto professionale e di vita.
L’esigenza di un percorso di formazione che sappia guardare alla contemporaneità e al mondo del lavoro
Il bisogno di un docente più moderno, empatico e completo si incrocia con l’esigenza di un percorso di formazione che sappia guardare di più alla contemporaneità e al mondo del lavoro, comprendendo anche un’educazione su comunicazione, autopromozione, marketing, nuovi media. Relazionarsi con gli altri, saper gestire la propria immagine, servirsi dei nuovi mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie sono, insieme alla conoscenza del diritto e della normativa specifica, le competenze più richieste, che troppo spesso non vengono fornite da docenti e corsi tradizionali.
Conclusioni
In conclusione, nonostante mille dubbi, mille paure, mille ansie, mille angosce lo assalgano quotidianamente, l’artista sente di potercela fare e non rinuncia ai suoi sogni: trovare un vero maestro, una guida autorevole, competente, completa; superare i propri dubbi e le proprie paure; impadronirsi di un metodo di studio efficace, che gli faccia raggiungere risultati di eccellenza nella propria arte, che lo renda vincente e convincente in audizioni, concorsi, concerti, performance, spettacoli; acquisire sicurezza, fiducia e stima di sé; essere motivato, determinato, perseverante, incrollabile; imparare le strategie più idonee per comunicare e relazionarsi con gli altri, per gestire la propria immagine pubblica, per costruire la propria carriera; in definitiva, realizzarsi pienamente sia come artista che come persona, raggiungendo successo economico, equilibrio, serenità, felicità.
Le cause e i rimedi
Il sondaggio CNAFAM ci ha svelato i sintomi della crisi dell’artista contemporaneo.
Quello che il sondaggio non ci svela è quali siano le cause profonde di tale crisi. E quali i rimedi per venirne fuori.
Scoprirlo è il compito che deve prefiggersi chi abbia davvero a cuore le sorti degli artisti, dell’arte e della musica nella nostra epoca.
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